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Faranno il Deserto e lo chiameranno Pace

Saremo ancora in grado di volare e rendere libere le nostre anime? L'anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando le sei vicino.

Mese

giugno 2016

LA GIUSTIZIA DEI PUPARI

#Ciad #HisseneHabrè #condanna #ergastolo #Giustizia #pupari #marionette

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John Kerry, il segretario di stato americano, esulta. “Questa sentenza è una pietra miliare nella battaglia contro l’impunità di chi viola i diritti umani”.
Dopo 25 lunghissimi anni di battaglie legali, un tribunale africano ha condannato all’ergastolo il Pinochet africano, Hissene Habrè, il dittatore che dal 1982 al 1990 fece del Ciad il paese del terrore, delle fosse comuni e della tortura, degli stupri di massa e delle sparizioni.

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Giustizia è fatta, hanno raccontato i media, dimenticando, meglio ancora occultando, la verità.
Erano gli anni finali della guerra fredda ed il Ciad si trovò al centro della contesa nell’area tra occidente e oriente, con in testa Gheddafi. Ad armare Habrè e a portarlo così al potere furono gli Stati Uniti di Reagan. A dirigere le operazioni sul campo fu un giovane tenente colonnello che poi divenne famoso nella sporca vicenda dell'”Irangate”, Oliver North. Anche allora non andò per il sottile. David Blackmore, uno degli ufficiali impegnati nell’operazione segreta per rifornire di armi Habrè, ricorda una telefonata di North. “Era una furia. Voleva sapere perché le armi non arrivavano. Gli risposi che la pratica era stata passata al Congresso per l’approvazione. Bisognava aspettare. Lui si infuriò ancora di più. “Fanculo il Congresso! Spedite il carico immediatamente”. Pochi giorni dopo le armi partirono…”.

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Habrè prese il potere e per lunghi anni fu il beniamino delle cancellerie occidentali. Fu ricevuto in pompa magna da Reagan e da Mitterand. I francesi finanziarono ed addestrarono la sua polizia politica. Quella che si rese responsabile di 40.000 morti e di infiniti soprusi. Migliaia e migliaia di persone vennero torturate nei più indicibili ed inumani modi, stuprate e mutilate. E nessuno disse una parola. Habrè era un amico, il nostro “amico”.

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Ancora una volta si condanna la marionetta. I pupari restano impuniti.

 
Di Silvestro Montanaro

 
7 giugno 2016
Fonte: Facebook

CHI AIUTA CHI….

#migrazioni #migranti #profughi #rifugiati #UnioneEuropea #PianoAiuti #Africa #Etiopia #RegimiSpietati #torture #abusi #stupri #violenze #repressioni #assassinii #HRW

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L’Unione Europea si accinge a varare un piano di aiuti ad alcuni paesi africani in cambio della loro collaborazione a bloccare i flussi migratori dall’Africa verso le nostre coste.
Tra questi paesi ci sarà anche l’Etiopia, partner strategico da tempo e tra i paesi più filoamericani del continente nero.

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Aiuteremo, così, uno dei più spietati regimi del corno d’Africa, uno dei paesi in cui le ragioni per scappar via, cercare salvezza e futuro da noi, sono tragicamente reali.

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Negli ultimi mesi, sono state assassinate almeno 400 persone, come denuncia Human Rights Watch, e migliaia di altre sono state arrestate e torturate. I corpi speciali di polizia del regime hanno represso nel sangue le manifestazioni, soprattutto studentesche, contro un piano urbanistico di espansione della capitale che minacciava l’ennesima espulsione forzosa di migliaia di agricoltori.

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Tra gli arrestati, e detenuti ancor oggi, tantissimi studenti, professori, politici di opposizione e persino operatori sanitari rei di aver prestato soccorso ai feriti.
Molte ragazze arrestate sono state violentate, moltissimi ragazzi sono stati torturati nei modi più bestiali, tra scosse elettriche ai piedi e pesi ai testicoli.

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Se questa Europa pensa di affrontare così il tema dell’emigrazione e degli aiuti all’Africa, non è la nostra Europa. Se l’idea è di contenere i flussi migratori grazie alla collaborazione e alla violenza di regimi repressivi, questo “aiuto” ha un solo nome: crimine contro l’umanità.

 

Di Silvestro Montanaro

 

21 giugno 2016

Fonte: Facebook

DA FACEBOOK NUOVI STRUMENTI PER PREVENIRE I SUICIDI

#suicidio #autolesionismo #Facebook #SupportoOrganizzativo #SupportoPsicologico #assistenza #TelefonoAzzurro #TelefonoAmicoItalia

Nota delle Admin: Può sembrare paradossale credere che un social possa recare aiuto ad adolescenti in difficoltà, ma nessuna possibilità è da scartare quando si tratta di salvare delle vite, e quindi benvenga. Unica nota stonata di questa notizia è il numero a pagamento di Telefono Amico Italia dedicato ai maggiorenni. Ma vi pare logico che una persona in difficoltà, magari proprio per cause economiche, debba pure stare a guardare se ha credito sufficiente nello smartphone o debba star lì a pensare a quanto gli/le peserà in bolletta quella telefonata? Ma siamo seri!!!

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Dal social network fondato da Mark Zuckerberg, nuove opportunità, supporto organizzativo e psicologico, per assistere le persone che pensano al suicidio o all’autolesionismo, aiutando anche amici o familiari. Sono stati introdotti in tutto il mondo e in tutte le lingue disponibili su Facebook. In Italia i partner sono Telefono Azzurro e Telefono Amico Italia. «Solo nei primi sei mesi del 2016 il Centro di Ascolto dell’associazione ha gestito ben 92 richieste di intervento per tentativi di suicidio, intenzioni suicidarie e atti autolesivi».

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E’ passata piuttosto sotto traccia questa notizia che invece dimostra quanto i social possano essere non soltanto svago e gossip, ma anche impegno sociale e sicurezza. Grazie ad alcuni strumenti sviluppati in collaborazione con organizzazioni specializzate e con l’aiuto di persone che hanno vissuto esperienze drammatiche, persone che pensano al suicidio o all’autolesionismo potranno trovare su Facebook un supporto, organizzativo e psicologico, messo a disposizione anche dei loro amici o familiari.

suicidio2Presentati a livello sperimentale prima negli Stati Uniti grazie all’aiuto di Forefront, Lifeline e Save.org, sono stati introdotti dal social network fondato da Zuckerberg in tutto il mondo in collaborazione con partner locali, e in tutte le lingue in cui è disponibile il social. In Italia i partner sono Telefono Azzurro e Telefono Amico Italia. Ma come funzionano questi nuovi strumenti? Spiegano a Facebook: «Se una persona pubblica contenuti su una bacheca che destano la vostra preoccupazione sul suo benessere, potete contattarla direttamente e segnalare a noi il suo post. I nostri team lavorano in tutto il mondo e sono attivi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 per esaminare le segnalazioni. Danno la precedenza alle segnalazioni più gravi, come quelle relative all’autolesionismo, e forniscono aiuto e risorse alle persone in difficoltà».

Adesso le persone potranno scegliere se contattare un amico, una linea di assistenza o ricevere suggerimenti di supporto. Facebook si rivolge direttamente alle persone: «Se sei in crisi o lo è qualcuno che conosci, contatta Telefono Azzurro al numero 19696 se hai meno di 18 anni, o Telefono Amico Italia al numero 199284284. Per informazioni su come trovare supporto per te o per un amico, visita il nostro Centro assistenza: https://www.facebook.com/help/594991777257121/. Se qualcuno si trova in una situazione di pericolo immediato è importante contattare subito il numero di emergenza».

«I casi di autolesionismo e i tentativi di suicidio tra gli adolescenti hanno registrato un forte aumento nella casistica gestita da Telefono Azzurro negli ultimi due anni. Solo nei primi sei mesi del 2016 il Centro di Ascolto dell’associazione ha gestito ben 92 richieste di aiuto e di intervento per tentativi di suicidio, intenzioni suicidarie e atti autolesivi», spiega Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro e professore ordinario di Neuropsichiatria infantile. «Un aumento che si accompagna a trend in crescita nei disturbi depressivi, ad esordio sempre più precoce. Telefono Azzurro, che da anni si occupa di disturbi emozionali e di comportamenti a rischio in età evolutiva, punta sempre più sulle nuove tecnologie e crede molto nella collaborazione con aziende come Facebook, sensibili a questi temi, per offrire ai ragazzi l’aiuto di cui necessitano».

Interessante anche la riflessione proposta da Barbara Forresi, psicologa e responsabile del Centro Studi di Telefono Azzurro, sul rapporto tra le nuove frontiere digitali e le difficoltà di comprendere e valutare in modo professionale il disagio che può celarsi dietro una disperazione: «E’ molto difficile, specialmente online, discriminare tra un tono provocatorio, sarcastico o serio. Tuttavia, se un adolescente minaccia di farsi del male, non bisogna sottovalutare le sue parole: forse chi scrive desidera proprio che qualcuno se ne accorga. La nostra speranza è riuscire ad intervenire prima che sia tardi. Da oggi, anche grazie a questi nuovi strumenti offerti da Facebook, i ragazzi che online esprimono un grave disagio o che leggono le parole preoccupanti di altri coetanei, sanno di poter contare in ogni momento su Telefono Azzurro».

 
Di Pino Pignatta

 
25 giugno 2016
Fonte: famigliacristiana

IL DEPUTATO GOASGUEN AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA: “NO AL BOICOTTAGGIO DEI PRODOTTI FARMACEUTICI ISRAELIANI!”

#israele #TEVA #ProdottiFarmaceutici #boicottaggio #BDS #Francia #ClaudeGoasguen

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Giovedì 23 giugno il deputato-sindaco Claude Goasguen (dei Repubblicani) ha interpellato il ministro della Giustizia, Jean Jacques Urvoas, sul boicottaggio dei prodotti farmaceutici israeliani.

“La giurisprudenza francese e la sua legislazione condannano chiaramente la pratica del boicottaggio, d’altronde condannata anche dalle istanze internazionali”, ha dichiarato l’uomo politico in un’interpellanza scritta rivolta al guardasigilli.

“Malgrado gli sforzi fatti e la giurisprudenza della Corte di Cassazione, pare che le azioni dell’associazione BDS che esortano al boicottaggio dei prodotti israeliani si stiano moltiplicando. Molti farmacisti rimangono meravigliati di vedere alcuni clienti rifiutare l’acquisto di prodotti commercializzati dall’israeliana TEVA, produttrice di farmaci generici, argomentando esplicitamente di non voler utilizzare un prodotto proveniente da Israele ed evidenziandolo sulle ricette”, ha proseguito il deputato, simpatizzante di Israele.

“Signor ministro, certamente sarete al corrente di questo fenomeno. Sarebbe possibile conoscerne la portata? Di fronte a questo dato di fatto, spetta a voi prendere provvedimenti e informare il pubblico ministero della gravità di simili comportamenti e del loro moltiplicarsi. Siete in grado di fornire chiarimenti al riguardo?” ha chiesto Goasguen.

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Già nel 2015 il gruppo farmaceutico israeliano TEVA aveva chiesto di essere ricevuto dal Consiglio dell’Ordine dei Farmacisti per sollecitarne l’impegno a non seguire l’appello al boicottaggio.

Prima della sua nomina al ministero della Giustizia, Jean Jacques Urvoas era stato un acceso difensore del movimento “antisemita” BDS. Soltanto tre mesi prima della sua carica Urvoas, allora presidente della Commissione legislativa dell’Assemblea Nazionale, aveva chiesto l’abrogazione della “circolare Aillot-Marie”, una nota che obbligava i magistrati francesi a perseguire gli attivisti della campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).

 
Fonte originale: http://www.lemondejuif.info/2016/06/depute-goasguen-ministre-de-justice-non-boycott-produits-pharmaceutiques-israeliens/
Traduzione di Daniela Spada

 
25 giugno 2016
Fonte: invictapalestina

SUL REATO DI NEGAZIONISMO. STORIA E GIURISPRUDENZA ALLEATE NON SONO.

#Negazionismo #reato #Shoah #genocidio #RevisionismoStorico #OccultamentoStorico #QuestioneEbraica #censura #Storia #Giurisprudenza #Legge

PREMESSA di Aldo Giannuli
Concentrati sul lungo periodo elettorale, abbiamo lasciato indietro alcune notizie importanti, tra le quali, l’iter parlamentare del reato di negazionismo. Molto volentieri dunque vi propongo sulla questione questo articolo dell’amico Elio Catania, promettente studioso e membro dell’Associazione Lapsus. Nei prossimi giorni anche io tornerò ad intervenire sul tema. Buona lettura! [A.G.]

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Gli storici del negazionismo – Illustrazione di Antonello Silverini

Diremo cose scomode. Scomode per la retorica ipocrita del politically correct, ma scomode anche per molti nostri amici che, impegnati nell’antifascismo e nella difesa della memoria storica dei crimini nazisti, accettano con troppa superficialità quello che potrebbe apparire un aiuto da parte della legge.
Ci stiamo riferendo al tanto discusso reato penale di negazionismo, approvato alla Camera l’8 giugno scorso e che, nel silenzio generale, si appresta a completare il proprio iter parlamentare al Senato. Chiariamo subito la nostra posizione: noi, antifascisti nel DNA, siamo fermamente contrari alla proposta di legge che punisce la negazione del genocidio ebraico da parte del regime hitleriano e non solo; nel testo infatti leggiamo che la legge condanna con il carcere

“da due a sei anni” la propaganda, l’istigazione o l’incitamento commessi in modo   che derivi concreto pericolo di diffusione, quando gli stessi sono fondati “in tutto o in parte sulla negazione della Shoah, o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra.” Specifichiamo, per completezza, che per quanto riguarda ciò che è da considerare crimine di guerra, contro l’umanità o di genocidio le fonti sono le sentenze emesse dal Tribunale internazionale dell’Aja. (Fonte)

Non crediamo e non abbiamo mai creduto che storia e giurisprudenza possano essere alleate. Abbiamo sempre rifiutato l’istituzione del Tribunale della Storia, che vorrebbe la disciplina finalizzata al giudizio morale circa presunte colpe e crimini. Compito della storia, come ben diceva uno dei padri della rivoluzione storiografica del Novecento, non è giudicare o descrivere, ma spiegare in profondità.[1]
E già in questo troviamo una differenza essenziale tra ricerca storica e indagine processuale, che ne rende impossibile la coincidenza. Troppo spesso dietro legislazioni inerenti la memoria storica troviamo di fatto interessi politici, che rispondono a esigenze del momento. Ecco che l’uso pubblico della storia degenera in abuso politico e in ingerenza della politica nella storiografia.
In secondo luogo, è estremamente pericoloso emettere giudizi legali su quelle che sono a tutti gli effetti opinioni storiche, per quanto aberranti e da combattere. L’Italia non è l’unico paese in cui si è sviluppato un dibattito riguardo la legislazione anti negazionista; in molti stati europei sono state approvate leggi che prevedono la condanna penale di affermazioni, pubblicazioni, eventi considerati appunto negazionisti. La Francia, da questo punto di vista, è il paese che ha mostrato la tendenza peggiore: dal 2001 al 2006 sono state prodotte leggi che penalizzano la negazione del genocidio armeno (l. 1/01) e della schiavitù (legge Taubira), considerata dalla legislazione francese un crimine contro l’umanità che non può essere negato. Nello stesso periodo viene approvata anche la legge Mekachera, il 23 febbraio 2005, che però imponeva agli insegnanti di valorizzare il ruolo positivo del colonialismo francese in Africa del Nord e Indocina.[2]
Si possono citare altri esempi: la legge tedesca di recente approvazione sul genocidio armeno; le legislazioni dell’Europa orientale (Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia) del 2007/08 riguardo i crimini dei regimi comunisti; la pluridecennale giurisprudenza turca di negazione dell’esistenza storica delle minoranze interne (in particolare i curdi); le leggi spagnole, figlie del pacto del olvido post-franchista, che proibivano di parlare della Guerra civile spagnola e, conseguentemente, colpire i segni del passato regime (toponomastica, monumenti celebrativi, libri di testo); le sanzioni previste in Portogallo e Israele contro la negazione di qualunque genocidio, mentre Scandinavia, Svizzera, Slovacchia, Nuova Zelanda, Lituania, Australia includono anche il cosiddetto riduzionismo tra le opinioni da punire. Il paradosso è che, parallelamente a queste legislazioni, in molti dei paesi citati assistiamo alla tendenza opposta di imporre la rivalutazione storica positiva dei propri crimini passati (con conseguente corollario di penalizzazioni e discriminazioni a quegli storici o ricercatori che non si adeguano agli standard ministeriali), come ad esempio l’Australia. E anche qui in Italia, sebbene più silenziosamente, assistiamo a un fenomeno simile per quanto riguarda la ricostruzione addolcita del colonialismo italiano in Africa orientale.[3]
Di fronte a tutto questo, è secondo noi evidente che la presunta mano tesa dalla politica e dalla Legge alla memoria antifascista e antinazista è un cavallo di Troia che rischia di aprire la strada a orrori storico-legislativi ben peggiori. Non solo: effetti collaterali possono benissimo essere quelli di andare a colpire anche quegli storici sinceramente democratici e laici che, superando il complesso di colpa originario riguardo la Shoah, su cui si è fondata la Comunità europea, hanno affermato ricerca storica alla mano l’impossibilità di riconoscere il genocidio nazista degli ebrei come un unicum: essa, come ha affermato lo storico francese G. Bensoussan, può essere definita come una storia senza precedenti, ma non senza radici. La presunta “classifica degli orrori e dei genocidi” non potrà mai essere fondata su una storiografia degna di questo nome.
Dal punto di vista dello storico, il neofascismo e il suo ridicolo negazionismo si combattono solo in due modi: con il contrasto culturale nelle scuole, fondato su un uso pubblico della Storia capace di insegnare il ragionamento critico fin dalla tenera età; con la capacità di reinventare un nuovo contratto sociale, fondato sulla capacità di riconoscere la falsità storica di qualunque idea di razza e omogeneità etnico-culturale.
Ma, lasciatecelo dire, i pericoli più grandi sono altri. Il revival etnico, più profondo e nazionalpopolare rispetto alle nicchie dell’estrema destra, alimentato da una crisi globale che aumenta sempre più la percezione della decadenza e della corruzione culturale da parte delle impaurite opinioni pubbliche occidentali; collegato a questo, l’eterno eurocentrismo giustificato attraverso il già citato revisionismo e occultamento storico non solo dei nostri passati (e presenti) colonialisti, ma anche dei meccanismi di razzializzazione da sempre alla base della civiltà europea. La questione ebraica non l’ha inventata Hitler, così come la sistematicità nell’assoggettamento e nello sterminio dell’altro.[4]
In questo, la giurisprudenza non ci potrà mai essere alleata. Solo la ricerca storica, sostenuta da una corretta metodologia e capacità di analisi scientifica, può affrontare la crisi della nostra epoca e aiutare a comprendere la complessità del presente. Le legislazioni sulle opinioni storiche, per ogni negazionista colpito, tagliano le gambe alla ricerca sociale e scientifica, fondamento ultimo della libertà di espressione e di critica. Dietro ogni parola di questi reati penali non possiamo non scorgere l’ombra di una censura di più vasta portata.
Elio Catania, Associazione Lapsus

 

NOTE
[1] F. Braudel, Storia misura del mondo, Il Mulino, Bologna 1998
[2] A. Giannuli, L’abuso pubblico della storia, pp. 119-120, Ugo Guanda Editore, Parma 2009
[3] A questo proposito vi segnaliamo il lavoro svolto dagli autori del documentario If only I were that warrior [Link sito], che abbiamo avuto il piacere di ospitare durante l’iniziativa di presentazione in Università degli Studi di Milano
[4] G. Bensoussan, Genocidio. Una passione europea, Marsilio Editore, Venezia 2009

 

Fonti:
http://www.aldogiannuli.it/reato-di-negazionismo/.
http://www.laboratoriolapsus.it/sul-reato-negazionismo/.

 
25 giugno 2016
Fonte: megachip.globalist

AYATOLLAH KHAMENEI: “LA REVOCA DI CITTADINANZA DELLO SCEICCO QASSIM SCATENERA’ L’IRA DEI GIOVANI IN BAHRAIN”

#Khamenei #Bahrain #AlKhalifa #Iran #SceiccoQassim #RevocaCittadinanza

qassim

Il leader della Rivoluzione Islamica Ayatollah Seyed Ali Khamenei si è scagliato contro i governanti del Bahrain per la loro folle decisione di revocare la cittadinanza a Sheikh Isa Qassim, affermando che qualsiasi mossa contro il religioso scatenerà l’ira dei giovani contro il regime in Bahrain. La scorsa settimana, il Bahrain ha revocato la cittadinanza dello sceicco Qassim, accusandolo di seminare divisioni settarie.

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Bahrain: Manifestazioni pacifiche davanti alla casa dello sceicco Qassim

“L’offesa dei governanti del Bahrain contro lo sceicco Qassim è un segno della loro stoltezza”, ha dichiarato ieri sera a Teheran l’Ayatollah Khamenei nel corso di una riunione con le famiglie dei funzionari iraniani martirizzati nell’attentato del 28 giugno 1981, e dei consiglieri militari martirizzati nella lotta contro i terroristi dell’Isil.

Imam Khamenei ha descritto lo sceicco Qassim come un leader che nei suoi discorsi ha sempre vietato alla gente del Bahrain di compiere azioni violente, notando che il regime di Al-Khalifa non è consapevole che l’ostilità contro il religioso di primo piano porterà ad una rivolta dei giovani contro il regime.

Per quanto riguarda l’atteggiamento autoritario del regime del Bahrain, il leader ha dichiarato che il punto non è la presunta divisione tra sciiti e sunniti, ma il nocciolo della questione è che una minoranza egoista e criminale cerca di governare una grande maggioranza.

Il Bahrain, stretto alleato degli Stati Uniti nella regione del Golfo Persico, dai primi mesi del 2011 è stato teatro di proteste quasi quotidiane contro la dinastia regnante Al-Khalifa. Decine di militanti dell’opposizione sono stati uccisi, centinaia feriti e migliaia sono stati arrestati dal regime nel corso delle manifestazioni.

Il leader ha poi fatto riferimento alla creazione dei gruppi terroristici come Daesh, affermando che: “Lo scopo principale della creazione di questi gruppi in Iraq e Siria è quello di attaccare l’Iran, ma la forza della Repubblica islamica ha vanificato del tutto questo progetto sia in Siria che in Iraq”.
26 giugno 2016
Fonte: ilfarosulmondo

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Video: “Bahrain Revokes Citizenship of Senior Shia Cleric Sheikh Isa Qassim”

Fonte: PNEWS

LE NOSTRE BOMBE… I LORO FIGLI

‪#‎Yemen‬ ‪#‎ArabiaSaudita‬ ‪#SaudiArabia #‎ONU‬ ‪#‎ICC‬ ‪‪#‎MatteoRenzi‬ ‪#‎RobertaPinotti‬

YEMENBLOG

Svegliarsi la mattina, prendere i quaderni e prepararsi per andare a scuola. Può sembrare una cosa banale, scontata e spesso noiosa. Non è così per molti, troppi bambini nello Yemen, che a scuola non ci potranno più andare.
Un grazie al nostro governo che, violando non solo la nostra Costituzione ma anche ciò che la Comunità Europea ha deciso, continua ad inviare bombe ai Sauditi.

LA VERA CATASTROFE POST BREXIT: I 400 PIU’ RICCHI AL MONDO HANNO PERSO 127 MILIARDI!

#Brexit #Borse #crollo #miliardari #BancaInghilterra #Sterlina #Economia #UnioneEuropea #oligarchia #Potere

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Per tutti coloro che hanno lanciato anatemi da fine del mondo imminente e minacce di ogni sorta contro la Brexit, inclusi i seguaci di George Soros italiani come il vice-direttore del Fatto Quotidiano Stefano Feltri e la stampa italiana tutta, un dato interessante è emerso dal crollo dei mercati di ieri che non è stato sottolineato a sufficienza: Londra è stata di gran lunga la migliore tra le Borse europee. Non doveva essere il Regno Unito a temere di più della Brexit?

Come sottolinea il blog finanziario Zero Hedge, in un mondo “in cui le banche centrali stanno cercando in tutti i modi di svalutare la propria moneta per acquisire competitività nel commercio mondiale, un collasso della sterlina è esattamente quello che la Banca d’Inghilterra deve auspicarsi per rilanciare l’economia inglese”.

Quello che abbiamo visto venerdì è che chi perderà di più dalla Brexit non sarà il Regno Unito, ma l’Unione Europea.

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Ma chi sarà che perderà di più nello specifico?

I dati pubblicati da Bloomberg sono eloquenti nella risposta. I 15 cittadini britannici più ricchi hanno perso 5,5 miliardi. Il più ricco, Gerald Grosvenor, ha perso 1 miliardo, secondo il Bloomberg Billionaires Index.

Ma, nello specifico, Bloomberg aggiunge che i 400 più ricchi al mondo hanno perso venerdì 127,4 miliardi.

Nel complesso, i miliardari tycoon hanno perso il 3.2 percento del loro patrimonio complessivo, il più sfortunato è l’uomo più ricco d’Europa, Amancio Ortega, con oltre 6 miliardi di dollari di perdite.

Quando George Soros minacciava ogni giorno fino a giovedì “Il Brexit vi renderà più poveri”, in realtà stava dicendo “mi renderà più povero”.

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George Soros

Il famoso 1%, anzi lo 0,01%, dell’oligarchia al Potere, si sta impoverendo dalla decisione sovrana e democratica inglese. Un’altra notizia positiva della Brexit è che potrebbe migliorare la drammatica disuguaglianza sociale europea.

 
25 giugno 2016
Fonte: lantidiplomatico

GERUSALEMME: COLONI E SOLDATI ISRAELIANI ASSALTANO AL-AQSA. DECINE I FERITI.

#AlAqsa #Gerusalemme #Palestina #scontri #ColoniIsraeliani #IDF #israele

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Coloni e militari israeliani hanno attaccato questa mattina la Moschea di al-Aqsa nella città vecchia di Gerusalemme, facendo scoppiare violentissimi scontri con i fedeli palestinesi che stavano eseguendo le preghiere del mattino.

I soldati israeliani hanno sparato gas lacrimogeni e proiettili di acciaio rivestiti di gomma per disperdere i manifestanti palestinesi.

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Il bilancio degli scontri è di almeno 24 palestinesi feriti, molti colpiti da arma da fuoco, e altri 4 sono stati arrestati.

 
26 giugno 2016

 
Fonte: ilfarosulmondo

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